Varietà, amore e pasticci in “Marionette, che passione!” – Compagnia Carullo Minasi
di Marta Cutugno
Catania. “Marionette, che passione!”, riuscitissimo spettacolo dei Carullo Minasi dal 6 al 18 luglio per “Estate al Castello Ursino“. La rassegna è promossa dal Teatro Stabile in collaborazione con il Comune di Catania. Meravigliosa location è la corte medievale del maniero federiciano per un bel progetto, coraggioso e pluriennale, che vuole sostenere autori viventi e poco conosciuti, eccellenze teatrali della nostra isola, come spiega, in una nota, il Direttore del Teatro Stabile, Laura Sicignano: “Gli artisti coinvolti sono ad alta percentuale siciliana: soprattutto giovani e con esperienze di livello nazionale, nell’auspicio di riportare in patria, almeno per un po’, “cervelli fuggiti”, per contaminare la tradizione con influssi contemporanei e vivaci. Per un teatro d’arte siciliano e innovativo: che significa anche ironico, creativo, sorprendente».
Quale interessante e divertente rilettura del titolo più rappresentativo di Pier Maria Rosso di San Secondo – insieme a “La sirena ricanta” che nel 1908 ne segnò l’esordio teatrale – “Marionette, che passione!“, in scena a Catania, è interpretato da Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi, Gianluca Cesale, Manuela Ventura, Alessandra Fazzino e Ciccio Natoli. Un’inquadratura unica, surreale e fluida, composta da piccoli quadretti fuori dalla dimensione temporale ed in uno spazio che si rinnova per riportare alla luce un terzetto alla ricerca dell’amore e della propria identità, “personaggi […] privi d’un nome proprio” come li definì Pirandello: la Donna dalla Volpe Azzurra, l’Uomo a Lutto e l’Uomo in Grigio. Comicità e tristezza, immediatamente decantate da una mesta fanfara che accoglie i protagonisti, investono queste tre anime che, sul palcoscenico, troveranno la compagnia di una ballerina e di due figure “altre“, pronte a vestire panni sempre nuovi. La genialità di Rosso di San Secondo, drammaturgo e giornalista nisseno, autore di grande ingegno che incise non poco sulla produzione teatrale di Pirandello guadagnandosi la sua profonda stima, sta nella straordinaria modernità, qui orientata al deluso amore ed alle sue serie follie, altrove incentrata, per esempio, su vanità e passioni lesbo come ne “L’Ospite Desiderato” del 1921.
Il dinamismo nelle scelte di regia di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, con Roberto Bonaventura regista collaboratore, si coniuga all’impiego intelligente degli elementi scenici progettati e realizzati da Cinzia Muscolino che cura anche i bei costumi. Ambienti in divenire, quadri scenografici che mutano per richiamare nuove e diverse situazioni. Un alto e capiente baule, uno stand appendiabiti e tre strutture in metallo su rotelle si prestano a spostamenti affidati agli stessi interpreti per ricostruire tre scenari. Lo spettacolo inizia a consumarsi dentro l’ufficio del telegrafo, il luogo in cui le persone si recano credendo che telegraferanno ed in cui si dà notizia di nascite, di matrimoni, di morti, di pasticci insomma. Gli oggetti scenici vanno poi ad assumere dapprima i contorni di una camera d’artista entro cui si manifesta l’amoroso afflato dell’Uomo in Grigio per la Ballerina e poi, in chiusura, quelli della sala di un ristorante di lusso con tavoli vestiti di rossi drappi verticali. Testo dei primi del Novecento, asse recitativo di qualità ed impianto scenografico plasmabile diventano così un tutt’uno omogeneo per uno spettacolo molto ben organizzato e sorretto dalle ottime interpretazioni degli artisti in scena che chiudono sulle note del Valzer n.2 di Dmitrij Shostakovich, settimo movimento della nota “Suite per Orchestra di Varietà”. Ed è proprio nelle atmosfere del Varietà che ritrovano vita le Marionette dei Carullo Minasi, in un vivace gioco dell’apparire. Nell’affrontare questo testo, la Compagnia decide, dunque, di approfondire i tratti drammaturgici caratteristici di Rosso di San Secondo, in sicura adesione alla propria poetica, all’ironia ed alla leggerezza unite alla riflessione che da sempre li accompagnano, ma segnando anche un punto di evoluzione. Si evince, di fondo, uno studio attento e sviscerato in cui, minuzia per minuzia, la pluripremiata coppia del teatro siciliano si è avvalsa dell’acclarata eleganza interpretativa di Gianluca Cesale, salernitano, vincitore di due premi UBU; e del magnetismo eclettico di Alessandra Fazzino, danzatrice, attrice e coreografa siciliana, che può vantare collaborazioni con Emma Dante, Marco Baliani ed Emanuele Crialese; senza dimenticare la deliziosa ed immediata verve di Manuela Ventura, protagonista di spettacoli teatrali e fiction di successo, e quel talento puro, quella naturale arte che Francesco Natoli, già diretto da Ninni Bruschetta in “Amleto” ed interprete in “Sei” di Scimone-Sframeli, esercita nel mestiere di attore. Le Luci sono di Gaetano La Mela, l’Audio di Giuseppe Alì.
Foto di Antonio Parrinello