IO LO SO CHI SIETE: al Taormina FilmFest, il documentario di Colizzi e Cossu in memoria di Nino e Ida Agostino
di Marta Cutugno
Taormina FilmFest. È già il titolo che, da solo, rende memoria, commuove e fa tremare le nostre coscienze. Ieri sera , la sala A del Palazzo dei Congressi di Taormina ha accolto un pubblico numeroso per la proiezione di IO LO SO CHI SIETE, film/documentario sulla storia e l’assassinio di Ida Castelluccio e Nino Agostino, diretto da Alessandro Colizzi e scritto da Silvia Cossu. Un evento speciale in seno alla 66esima edizione del Taormina FilmFest con la direzione artistica di Leo Gullotta e Francesco Calogero, prodotto e organizzato da VideoBank Spa su concessione della Fondazione Taormina Arte Sicilia e sotto il patrocinio dell’Ass. Reg. del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.
La storia. Nino e Ida si erano sposati un mese e quattro giorni prima di trovare la morte il 5 agosto del 1989, ed aspettavano un bambino. Quel giorno, dall’abitazione in affitto ad Altofonte erano scesi a Villagrazia di Carini, verso la casa estiva degli Agostino. Avevano salutato brevemente i familiari per andare a trovare una vicina di casa. Al rientro, l’agguato. Il papà Vincenzo guardava la televisione e, nel silenzio assoluto di Via Cristoforo Colombo, viene distolto da un primo botto scambiato per il rumore di un petardo. E, mentre cerca di capire il perché di quei colpi, sente la voce di Ida che grida “Stanno ammazzando mio marito”. Poi quelle poche parole pronunciate dalla donna, in piedi, a schiena dritta. “Io lo so chi siete”: un urlo di strazio, che la giovanissima moglie dell’agente di polizia della Questura di Palermo, rivolge ai loro killer, due uomini che li stavano crivellando a sangue freddo per poi allontanarsi a bordo di una motocicletta rubata. Nino si spegne tra le braccia del padre. Poco dopo anche Ida ed il piccolo mai nato, nonostante la disperata corsa in ospedale. Tre vite spezzate barbaramente per le quali ancora non si conoscono mandanti e colpevoli. Una vicenda dai tratti contorti, come tante, purtroppo, come troppe storie mai risolte.
Introducendo la proiezione del film, il direttore artistico Leo Gullottasi è mostrato estremamente commosso e felice per la presenza di tanto pubblico in sala in occasione di un evento così importante: “La visione di un film fa sempre scattare pensieri e riflessioni – ha detto – Quello di oggi è un film civile che vuole stimolare la nostra indignazione e la memoria. Perché senza memoria non abbiamo futuro. Senza memoria, non si può costruire niente”.
Presenti all’anteprima del film, il papà Vincenzo con le due figlie Flora e Nunzia, i nipoti Nino e Ida. Tra le autorità, il Prefetto Dott.ssa Maria Carmela Librizzi, il sindaco di Taormina Prof. Mario Bolognari, il sindaco di Palermo Prof. Leoluca Orlando, il Procuratore Generale di Palermo Dott. Roberto Scarpinato. In sala A anche Giuseppe Antoci scampato ad un attentato nel maggio 2016, Ivan D’Anna, scrittore e poliziotto della Squdra Mobile di Palermo che appare più volte nel documentario di Colizzi-Cossu, l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti e lo scrittore Luciano Armeli Iapichino. A far sentire forte, determinante il loro sostegno c’erano i familiari delle vittime innocenti di mafia tra cui Angela e Gianluca Manca, Piero e Pasquale Campagna con le famiglie, Francesca Andreozzi, nipote di Pippo Fava e parenti di Montana, Pandolfo, Frazzetto, Busetta e Rizzotto. Tanti giovani, tante persone commosse. Come sempre vicina, l’associazione Libera di Don Ciotti con i rappresentati di presìdi e coordinamenti siciliani di Messina, Catania, Palermo e Agrigento.
“Un momento importante per l’intero Taormina FilmFest” secondo il direttore artistico Francesco Calogero, che ha anche raccontato alla platea la scelta da parte degli autori di restare fuori concorso: “Quando ho visto il film sono rimasto molto colpito e ci tenevo concorresse insieme ai documentari – ha affermato – ma, come sapete, in questa sala, vengono proiettate soltanto le opere prime e seconde, mentre i documentari passano online. Significava perdere tutto questo, rinunciare a questo momento insieme ed al dibattito che seguirà. Per questo motivo, gli autori hanno deciso di restare fuori concorso ma, come tutti possiamo notare oggi, è stata una scelta più che vincente. Vedere partecipare così tanta gente è molto emozionante”.
in foto: Nino e Ida Agostino
Attraverso voci diverse ed autorevoli, tra cui quelle della sorella Flora, dell’avvocato della famiglia Agostino Fabio Repici e del giornalista Attilio Bolzoni che definisce Vincenzo Agostino “ un monumento al dolore di Palermo”, in IO LO SO CHI SIETE vengono lasciate emergere tutte le vicende annesse all’omicidio Agostino, principiando dal racconto di quella sera d’agosto e dall’infondata pista passionale. Si ricorda quel biglietto caduto dal portafogli di Nino che diceva “se dovesse succedermi qualcosa, andate a cercare nel mio armadio” indicando la presenza di documenti, carte segrete, sottratte quella stessa notte da rappresentanti delle forze dell’ordine e sparite nel nulla. E poi le indagini, i depistaggi, l’ipotesi che Agostino fosse in qualche modo legato al fallito attentato dell’Addaura, con i cinquantotto candelotti di esplosivo ritrovati il 21 giugno 1989 in quel tratto di scogliera vicino alla casa presa in affitto da Giovanni Falcone che, il giorno del funerale dei due giovani, pare confidò ad un amico: “A quelle due bare devo la mia vita”. Nel docufilm non manca un attestato all’impegno che la famiglia Agostino ha assunto dal momento della strage che così atrocemente l’ha colpita. Una sola missione, quella di condurre ovunque la propria testimonianza e mantenere viva la memoria di quei figli e di tutte le vittime innocenti di mafia attraverso l’incontro costante con le scuole, con le comunità.
Il documentario. Alessandro Colizzi e Silvia Cossu hanno, dunque, scelto di portare sul grande schermo la storia dei due giovani palermitani in un documentario, “la forma migliore per raccontare la famiglia Agostino – afferma Alessandro Colizzi durante il dibattito che ha seguito la proiezione. “È stato complicato – continua – non è stato affatto semplice recuperare i fondi ma siamo molto felici di esserci riusciti”. “Molti sono stati i reportage dedicati alla vicenda di Nino e Ida ma prevalentemente concentrati sull’aspetto di inchiesta”: la sceneggiatrice Silvia Cossu si sofferma sulle scelte stilistiche e continua “Abbiamo voluto raccontare attraverso le vittime, provando a dare loro voce. Una voce che non perde il suo dolore e si trasforma in militanza. Una ferita aperta, un lavoro tra i più complicati ma sicuramente necessario”.
Memoria e Impegno. A mantenere viva la memoria e la sete di giustizia ci hanno pensato in questi trentuno anni Augusta e Vincenzo, genitori di Nino che, sempre insieme, hanno girato l’Italia in lungo ed in largo per portare nelle scuole e nelle comunità il loro esempio di lotta costante alle mafie e di ricerca di giustizia. “Questo progetto – racconta Colizzi – è nato tre anni fa ed oggi, il dolore più grande è non avere qui con noi Augusta che nel film non è presente perché è venuta a mancare”.
Una donna che, in questa vita, non ha ricevuto risposte e che ha chiesto che sulla sua lapide fosse scritto: “Qui giace Schiera Augusta, madre dell’agente Antonino Agostino, una mamma in attesa di giustizia anche oltre la morte”. Vincenzo Agostino era presente ieri in tutto il suo dolore, in tutta la sua dignità. Con la sua lunga barba ed i capelli che, come giurato sulla tomba del figlio, non taglierà fino a quando non vedrà riconosciuta giustizia. Ha spesso fatto riferimento alla presenza della moglie, in quel momento, accanto a lui. Come tutti abbiamo avvertito. Più volte, il pubblico presente in sala si è alzato in piedi per stringere la famiglia Agostino in un abbraccio di applausi interminabili, lunghi simbolicamente trentuno anni di attesa che speriamo conducano presto alla verità di quei fatti. Pare che qualcosa, infatti, si stia muovendo e la Procura Generale di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per Madonia Antonino e Scotto Gaetano, presunti autori del duplice omicidio e per l’amico di famiglia Rizzuto Francesco Paolo per il reato di favoreggiamento aggravato. Il 10 settembre l’udienza preliminare.
Nell’ immagine in evidenza: Vincenzo Agostino