“Il Turco in Italia” al Bellini di Catania e la regia di Michele Mirabella
di Marta Cutugno
Grande successo per “Il Turco in Italia” al Teatro Bellini di Catania. Il dramma buffo in due atti di Gioachino Rossini su libretto di Felice Romani – in scena a partire da venerdì 24 aprile fino al 3 maggio – verrà seguito, nella stagione lirica e dei balletti, da “La Nona, dal caos il corpo” della Compagnia Zappalà Danza su musiche di Beethoven a partire dal 20 maggio e – dopo la pausa estiva – da “Samson et Dalila”di Saint-Saëns (ottobre 2015) e da “I Puritani” di Bellini (dicembre 2015).
Tutto si svolge in un luogo di villeggiatura fuori Napoli e vede Geronio e Fiorilla – “un marito scimunito! Una sposa capricciosa!” – protagonisti di un intreccio amoroso che coinvolge anche Narciso, il turco Selim Damelec e Zaida. Le due donne si contenderanno il “bel turco” fino all’ azzuffata anche se poi inesorabile giungerà il lieto fine: “che lieve è l’error se sorge da quello più bello l’amor”.
L’ambientazione, ad opera dello scenografo Giovanni Licheri, risulta azzeccata come gradevole tripudio di mediterranee “turcherie”: una serie organizzata di pannelli, le cui immagini richiamano Napoli e la Campania, fanno da cornice a un paesaggio di mare e vengono calate dall’alto, sostituite e/o aggiunte in relazione al momento operistico; la superficie del palcoscenico appare rialzata, vistosamente decorata e dotata di una botola centrale che, aperta durante il ballo in maschera, scoprirà uno specchio con una ornamentale cornice dorata. I costumi di Alida Cappellini donano all’insieme ricchezza di colore e sapore comico-esotico. Elegante sprint e giusto slancio per la regia di Michele Mirabella: un flusso ininterrotto di vitalità e dinamismo scandito in ogni singolo, studiato e coordinato gesto dall’intero cast coinvolto in divertenti peripezie: dalle buffe cadute di Don Geronio e Narciso, allo “stuol di zingarelle” che si affaccia improvvisamente sul fondo del palcoscenico, alla furiosa lite tra Fiorilla e Zaida.
Preparatissimo e di alto livello il cast. Buone la presenza scenica e la prestazione vocale di Simone Alaimo nel ruolo di Selim, il “principe turco che viaggia, un tempo amante di Zaida e poi invaghito di Fiorilla”, che è ben riuscito a tracciare la principesca maestosità e il carattere combattuto e seduttore del personaggio, disposto ad acquistare la moglie di Geronio secondo le usanze della sua terra. Splendida la Donna Fiorilla di Silvia Dalla Benetta: vitale, energica, rossinianamente passionale sia nel gesto che in voce, scattante nelle agilità ed espressiva nelle sue magistrali dinamiche. Un Don Geronio di grande intenzione quello di Marco Filippo Romano: grintoso ed efficace sulla scena e in grado di risolvere con comicità le debolezze e le paure di quest’ “uom di paglia” alle prese con la più che capricciosa moglie. Giorgio Misseri ha ben interpretato Narciso, il cavaliere servente; brava anche Antonella Colaianni come Zaida, la zingara veggente un tempo promessa sposa di Selim e, a completare il cast, troviamo Salvatore D’Agata come Albazar. La buffa trama è tessuta, più o meno direttamente, dal poeta Prosdocimo: osservando la vicenda dall’esterno, il curioso personaggio trae spunto dagli eventi e in qualche modo li condiziona a suo vantaggio per ricavarne materiale utile al suo scrivere.
Il baritono nei panni del poeta, Giulio Mastrototaro – che merita menzione a parte – ha contribuito con consapevole vivacità nella rappresentazione di questo esempio di “teatro nel teatro”: preciso e comunicativo dal punto di vista vocale e con briosa padronanza della scena, risulta sempre imponente persino nei momenti di stasi canora, laddove riesce a integrare nei tempi giusti persino i più piccoli gesti. Sul palcoscenico anche abili danzatori e danzatrici coreografati da Silvana Lo Giudice.
A dirigere l’Orchestra del Teatro Bellini il Maestro Leonardo Catalanotto: una direzione dai tempi incerti e con dinamiche controllate che, se da un lato hanno dato ampio spazio alle voci, dall’altro hanno compromesso il colore orchestrale per un risultato non troppo brillante.
Ottimo il Coro del Teatro Bellini – diretto dal Maestro Cross Craigmile– dal suono omogeneo, perfettamente in stile nella totalità degli interventi e scenicamente più che partecipe.
Giacomo Orlando fotografo