Sinfonietta: Aria di Faber al Giardino Corallo
di Marta Cutugno
“Mastica e sputa“. Quelle parole tratte dal testo di “Ho visto Nina volare” ricordano la tradizione contadina e il tipico gesto di chi separa cera e miele, dolore e dolcezza in continua eterna lotta. Insieme a Nina, anche Marinella e pescatori, assassini, salme e giudici: le umane entità, celebrate da De André con la sua gentilezza e lo sguardo privo di giudizio, sono tornate ieri sera con “Aria di Faber”, l’evento prodotto dalla Cooperativa Sinfonietta che, posticipato dall’11 al 24 agosto per avverse condizioni meteo, ha coinvolto circa seicento spettatori al Giardino Corallo di Messina. Riproposti molti tra i più grandi successi del cantautore genovese in un concerto-progetto ideato da Giancarlo Parisi, un omaggio all’amico Fabrizio col quale ha collaborato dal 1991 al 1998. A dare il ‘la‘ all’intero spettacolo, la voce fuori campo di Marco Pinto, il leader della famosa cover band “Faber Quartet” con il celebre “Elogio della solitudine” che riportiamo qui di seguito:
«[…] Anime Salve, scritto con Ivano Fossati, che trae il suo significato dall’ origine, dall’ etimologia delle due parole ” Anime salve”, vuol dire Spiriti Solitari; è una specie di elogio della solitudine, si sa … non tutti se la possono permettere … non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati … non se la può permettere il politico.
Un politico solitario è un politico fottuto … di solito.
Però… sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi … io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante. Il circostante non è fatto soltanto dei nostri simili, direi che è fatto di tutto l’ universo … dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle … e…ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante … si riesce a pensare meglio ai propri problemi … credo addirittura che si riesca a trovare anche delle migliori soluzioni … e siccome siamo simili ai nostri simili … credo si possano trovare soluzioni anche per gli altri.
Con questo non voglio fare nessun “panegirico” né dell’ anacoretismo o del romitaggio, non è che si debba fare gli eremiti o gli anacoreti, é che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita, ed è stata una vita, non é che dimostro di avere la mia età attraverso la carta d’ idendità, credo d’ averla vissuta, mi son reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura. Invece l’ uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura…»
I primissimi suoni dello spettacolo sono stati scritti dal marranzano che, introducendo quel sapore etnico e l’intenzione di sperimentare, ha preceduto l’ingresso di ogni altro strumento.
Da “Anime Salve” – tredicesimo ed ultimo album registrato in studio, pubblicato nel ’96 e considerato il testamento musicale e spirituale del Faber – in programma, Disamistade – la storia sospesa di un’inimicizia, una faida, in lingua sarda – la maggioranza emarginata della Smisurata Preghiera e Ho visto Nina volare insieme ad altri famosi titoli: Hotel Supramonte, La canzone di Marinella – la fiaba d’amore e di una morte “addolcita” – La domenica delle salme (solo I violino, chitarra e voce), Un giudice, Creuza De Ma – in lingua ligure, la lingua del mare così come affermava De André -, L’infanzia di Maria, Il suonatore Jones (solo I violino, chitarra e voce) Fiume Sand Creek, Sinan Capudan Pascià – brano ripetuto poi in bis – Il pescatore – eseguito in una doppia versione (arrangiamento di Mafali per soli strumenti ed arrangiamento di Alibrandi-Blanco per voce e strumenti), Megu Megun, Volta la carta.
Sul palcoscenico Giancarlo Parisi, (Zi Flute, marranzano, friscalettu, zammaruni, ciaramella, ocarina, zampogna a paro cromatica), Marco Pinto (voce), Alessandro Blanco (chitarra), Giovanni Alibrandi (I violino), Francesco Tusa (II violino), Rosanna Pianotti (viola), Maurizio Salemi (violoncello), Flavio Gullotta (contrabbasso), Giuseppe Corpina (clarinetto), Antonino Cicero (fagotto), Pierangelo La Spada (tastiere) e Giorgio Rizzo (percussioni). La bravura dei musicisti è stata supportata dagli arrangiamenti di Melo Mafaliche costituiscono il maggiore punto di forza di questo spettacolo: rileggono quei capolavori con raffinato gusto e non mancano in originalità e in sperimentazione. Ne è chiaro esempio – non l’unico, ma uno fra tutti – la dolcezza, che non può dirsi disarmante, ma ‘armata’, de “La canzone di Marinella” che, nella rilettura di Mafali, mantiene la sua malinconia e si impone allo stesso tempo con estremo carattere.
Sentita l’interpretazione di Marco Pinto in “Crueza De Ma”, viottolo di mare, e ne “Il pescatore” ottimamente arrangiato da Alibrandi e Blanco, che ha trascinato il pubblico coinvolgendolo con il canto e il battito delle mani. L’entusiasmo della Cooperativa Sinfonietta e i consensi registrati negli eventi proposti, saranno alla base di nuovi futuri progetti in elaborazione.
Daniele Passaro Fotografo