La “Salvezza”, un diritto per tutti : il graphic journalism di Rizzo e Bonaccorso per Feltrinelli Comics
di Marta Cutugno
“Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra … […] Peccato che tu non possa sedere su una nuvola”. (Gibran)
Sarebbe illuminante riuscire ad osservare il mondo da una postazione al di sopra di tutto come suggerito da Khalil Gibran e trovare insieme a Gianni Rodari la risposta al “perché il cielo è uno solo e la Terra è tutta a pezzetti”. C’è chi dice che chiudere i porti sia la soluzione, chi afferma che dobbiamo aiutarli a casa loro, chi grida al buonismo e chi è morto e continua a morire nel deserto, in Libia, in mare. Eppure la copertina di “Salvezza” – grapich novel con i testi di Marco Rizzo ed i disegni di Lelio Bonaccorso pubblicata a maggio 2018 da Giangiacomo Feltrinelli Editore per la collana “Feltrinelli Comics” curata da Tito Faraci – instilla nel lettore un legittimo interrogativo: dinanzi ad un uomo, ad una donna, ad un bambino che si trova a pochi metri e sta per annegare, chi riuscirebbe a voltare lo sguardo altrove, a non tendere una mano? L’istinto di sopravvivenza che alberga in ciascuno può davvero evitare di esplodere quale forza condivisa? Sfogliare le pagine di “Salvezza” significa imbattersi in un racconto generoso e forte, pregno di umanità e di dolore. I due narratori hanno scelto di vivere l’esperienza in prima persona ed il 10 novembre del 2017 si sono imbarcati per tre settimane sull’Acquarius, la nave bianca ed arancione con cui gli operatori di SOS Méditerranée insieme a Medici senza frontiere soccorrono i migranti al largo della Libia. “Salvezza” è, dunque, un’opera di graphic journalism unica nel suo genere che scaturisce da una parentesi di vita vissuta direttamente sul campo: Bonaccorso e Rizzo hanno trasferito su carta quel carico di emozioni raccolte da occhi e sensibilità tramite l’impiego degli strumenti del mestiere, fogli, pennelli, colori, macchine fotografiche e registratori. A rompere il muro di diffidenza è bastato un blocco schizzi ed una matita. Partendo da volti sofferti ritratti su un foglio, Bonaccorso e Rizzo sono riusciti ad instaurare un clima di maggiore confidenza ed hanno ascoltato storie di violenze sistematiche, di torture, di stupri. Un fumetto che fa informazione: comprende la presentazione dell’equipaggio a bordo, la descrizione delle fasi durante le operazioni di soccorso. Non mancano i volti degli autori, dei soccorritori, delle persone recuperate in mare e molte testimonianze corredate da dati ufficiali, documentati e verificabili. Un testo immediato, semplice ed estremamente simbolico da cui si evince la determinazione forte e irrinunciabile nel raccontare per fare conoscere a tutti la realtà dei fatti. Simbolo per eccellenza è il colore arancione. Arancione è il colore della nave Acquarius, dei salvagenti, della possibilità di salvezza e volutamente spicca nella predominanza dei grigi. La scrittura ha uno stile diretto e partecipe e punta ad una sintesi intelligente delle informazioni necessarie alla comprensione del fenomeno da un punto di vista profondamente umano.
Ho avuto modo di ascoltare Lelio Bonaccorso sui venti giorni a bordo dell’Acquarius in diverse occasioni, l’ultima ieri presso il Parco Horcynus Orca per “Liberi di Restare/Liberi di Partire”, evento incentrato sui temi dell’accoglienza e della migrazione ed organizzato dall’Officina del Presente, neonata associazione di promozione di politiche sociali, inclusive e giovanili per la città di Messina. Bonaccorso che, come Rizzo, afferma di essere stato segnato da questo viaggio, restituisce nitidamente il suo pensiero: “È bene fare attenzione al clima di odio e di rabbia che sta venendo fuori soprattutto sulle piattaforme social ed a tutte le conseguenze che ciò comporta. Non bisogna assolutamente rispondere all’odio con l’odio perché non serve a nulla, bisogna al contrario servirsi di una cultura alternativa, trovare soluzioni che siano straordinarie come il tempo che stiamo vivendo. Chi ha qualcosa da dare ha tutto da perdere, chi non ha nulla da dare non perde niente. Ciascuno può fare qualcosa, io ho scelto di fare informazione utilizzando le immagini giacché con una sola immagine si possono dire mille cose. Non dovremmo più utilizzare nemmeno l’espressione “lotta”, al razzismo o altro, in quanto la lotta presuppone già l’individuazione di un nemico da contrastare. Eliminare le prime barriere che sono essenzialmente mentali, puntare alla partecipazione in prima persona, chiedersi cosa attivamente si possa fare. Sarebbe bene che ciascuno almeno una volta si confrontasse con chi scappa e si mette in mare su una sorta di materassino sgonfio rischiando la vita per comprenderne bisogni e ragioni. Conoscenza, consapevolezza, informazione ed azione. La conoscenza crea consapevolezza ed alla base di ogni conoscenza c’è l’informazione, quella imparziale ed obiettiva che racconta non di migranti, non di rifugiati ma di persone“.
Le porte possono anche essere sbarrate, ma il problema non si risolverà, per quanto massicci possano essere i lucchetti.
Zygmunt Bauman, La società sotto assedio
Giornalista e scrittore, Marco Rizzo ha sceneggiato graphic novel su Peppino Impastato, Ilaria Alpi, Mauro Rostagno, Che Guevara, Jan Karski e Marci Pantani. Autore di saggi e inchieste, ha collaborato, tra gli latri, con”La Lettura” “L’Unità” e “Wired” e ha scritto le fiabe di impegno civile La mafia spiegata ai bambini, L’immigrazione spiegata ai bambini, e L’ecologia spiegata ai bambini. Da poco ha pubblicato il suo primo romanzo “Lo scirocco femmina”.
Lelio Bonaccorso, su testi di Marco Rizzo, ha disegnato Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia, Primo, Jan Karski, Que Viva el Che Guevara, La mafia spiegata ai bambini, L’immigrazione spiegata ai bambini e The Passenger. Bonaccorso è inoltre autore, con Fabio Brucini, di Sinai, reportage a fumetti realizzato tra le tribù tuareg dell’Egitto. Sempre come disegnatore, ha collaborato tra l’altro con Marvel, DC Comics, Glénat, Sergio Bonelli Editore e Disney.