“Il Mio Nome è Caino” di Claudio Fava – interviste prima della prima
di Marta Cutugno
Messina. Al Teatro Savio, sabato 23 e domenica 24 marzo andrà in scena “Il Mio Nome è Caino” . Un testo importante di Claudio Favatratto dall’omonimo romanzo pubblicato da Dalai Editore nel 1997 e riedito in nuova versione da Baldini+Castoldi nel 2014. Ad interpretarlo, Ninni Bruschetta con Cettina Donato al pianoforte.
Lo spettacolo, con la regia di Laura Giacobbe, è prodotto da Maurizio Puglisi per Nutrimenti Terrestri ed è inserito nel cartellone della stagione “Aria Nuova in Me“.
Durante la preparazione alla messinscena, Carteggi Letterari ha incontrato ed intervistato regista ed interpreti per offrire ai suoi lettori la possibilità di conoscere meglio Caino prima della prima:
- Intervista alla regista Laura Giacobbe
Quali le scelte di regia per “Il mio nome è Caino”? ed un focus sul personaggio?
L.G: Per la messinscena dell’adattamento, che è un distillato del romanzo, si è trattato di riorganizzare il personaggio e ritrovare la sua essenza. Caino non è assimilabile a nessun antieroe di mafia da serie TV. La sua particolarità – che, così a scatola chiusa, potrebbe renderlo riconducibile a mille altri personaggi semplicemente per il suo essere il “cattivo accattivante” – è che in realtà non è reale perché si porta dietro la struttura intellettuale di Claudio Fava. È la verità raccontata dal mafioso, si, ma come se avesse gli strumenti culturali dell’autore del testo.
Lo spettacolo – continua la regista – ha implicato un lavoro, un approccio sicuramente non realistico per far convergere tutto il male rappresentato da Caino, che ne è, non a caso, archetipo: quella verità sulla nostra storia recente che fa male. Caino è la coscienza della mafia ma è anche la coscienza dei siciliani che, senza farsene particolare cruccio, hanno permesso che la mafia gli vivesse accanto. Anni di storia siciliana in cui, davvero, c’era un morto ad ogni angolo di strada e, per raccontarli, il teatro diventa un tramite, una critica delle recenti storie di mafia tramite Caino che riceve in prestito gli strumenti critici dell’autore Fava.
- Intervista a Ninni Bruschetta
Siamo vicini alla prima de “Il mio nome è Caino” al Teatro Savio di Messina e si è parlato di un suo debutto teatrale. È così?
N.B: Dopo 35 anni di lavoro tra cinema, televisione e teatro non posso considerarlo un vero e proprio debutto. Posso dire che fino a questo momento non avevo capito quanto potesse essere appagante recitare in teatro perché ho sempre sentito più forte il piacere di curare la regia, per cui lo considero più un passaggio.
La mafia al cinema, in TV ed a teatro. Come si fa ad affrontare artisticamente l’argomento mafia senza correre il rischio del già visto e del già raccontato?
N.B: Io credo fermamente che continuare a raccontare di mafia sia necessario e vada sempre fatto per tenere viva memoria ed attenzione sul fenomeno mafioso. Abbiamo messo in scena “Il mio nome è Caino” quando eravamo più giovani con cast e struttura diverse e l’idea, il coraggio, la sospensione del giudizio di uno scrittore come Claudio Fava che si pone dal punto di vista del killer è, a mio avviso, davvero originale.
Una messinscena dai molteplici intrecci ed affidata ad un solo attore. Un monologo?
N.B: Pavel Florenskij diceva che Amleto “è un unico e gigantesco monologo” ed abbiamo numerosi personaggi. Quando penso ai grandi monologhi mi viene in mente anche “La voix humaine” di Jean Cocteau. “Il mio nome è Caino” è un western con tanti personaggi dentro. La necessità di affidarlo ad un solo attore nasce, a mio avviso, da un’esigenza narrativa. Il teatro civile, in linea di massima, è un teatro narrato ed, in questo caso, la drammatizzazione è vicina a quella di un vero monologo.
“Il mio nome è Caino” sarà accompagnato dall’esecuzione dal vivo delle composizioni di Cettina Donato avvalendosi del potere comunicativo e narrativo della musica e conferma una solida collaborazione con la pianista e compositrice messinese.
N.B: Questo spettacolo è nato con la musica. In origine prevedeva la presenza di quattro musicisti e tre attori. Poi divenne monologo con quattro musicisti e adesso lo riproponiamo in questa nuova forma. Per me è una condizione abbastanza usuale: ho avuto la fortuna e la possibilità di lavorare con musicisti in scena già a partire dal ’96-97 e non ne ho più fatto a meno con rare eccezioni. Ne “Il giuramento” di Claudio Fava con le musiche di Cettina Donato, per esempio, ho preferito le incisioni delle sue composizioni perché, in quel caso, nell’accompagnare la storia del professore Carrara che si rifiutò di giurare fedeltà al fascismo, la musica diventava giocoforza colonna sonora per ragioni di messinscena. Diversamente sarebbe stato necessario collocarla in quel tempo ed in quello spazio.
Ne “Il mio nome è Caino”, che con Cettina, a maggio 2018, abbiamo già presentato a Radio3 in forma di musica e lettura, è tutto diverso – afferma Bruschetta – e adesso stiamo lavorando anche a livello drammaturgico e registico su un’interazione tra attore e musicista. La collaborazione artistica con Cettina Donato comporta un “suonare insieme”, raccontare insieme in testo ed in musica. Lavorare con Cettina significa per me impiegare meno sforzi durante la preparazione perché non ho necessità di orchestrare teatralmente e so che per realizzare al meglio questo tipo di spettacoli c’è bisogno di un’artista e professionista come lei.
- Intervista a Cettina Donato
Maestro, in occasione di questo lavoro teatrale ascolteremo composizioni originali? ed in che modo i suoi componimenti sostengono ed affiancano il testo drammaturgico?
C.D: Le composizioni che ascolterete sono tutte originali tranne l’ultimo pezzo che è stato fortemente voluto da Ninni a chiusura della rappresentazione ed un’altro brano che è stato pubblicato molto di recente ed è compreso nel mio ultimo disco. Tutte le altre musiche sono state composte appositamente per “Il mio nome è Caino” e svolgono, essenzialmente, una funzione di supporto al testo drammaturgico.
L’aspetto da sottolineare – racconta Cettina Donato – è che, nella collaborazione con Ninni Bruschetta, lui è essenzialmente la mente mentre io costituisco il braccio. Ninni mi ha suggerito indicazioni precise su come dovesse essere ogni brano per ogni determinato passo del testo. Idealmente, dunque, è lui il compositore. In una seconda fase mi sono dedicata alla stesura per poi sottoporre le mie produzioni che sono state sempre ben accolte. Nel momento in cui la musica accompagna la drammaturgia, per me, è come se Ninni cantasse perché con la recitazione riesce ad andare perfettamente a tempo ed in sintonia con le composizioni come fosse un vero e proprio concerto, una perfetta comunione di intenti.
FotoinScena di Giuseppe Contarini
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