ArnesiDaSuono 9 – Didgeridoo: meditazione aborigena e “Tempo del Sogno”
di Marta Cutugno
Il Didgeridoo è un aerofono ad ancia labiale appartenente alla tradizione aborigena australiana e con ogni probabilità coincide con lo strumento musicale più antico di tutta la storia umana. Il nome venne attribuito dagli inglesi che, sbarcati in Australia, riferirono poi, onomatopeicamente, di suoni prodotti da aborigeni che soffiavano dentro rami d’albero: did-geri-doo. Nel tempo, ogni etnia scelse una diversa denominazione: tra le varianti abbiamo yidaki, mago, djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk, yirago, yirakiecc. Forma e lunghezza del Didgeridoo risultano estremamente variabili. Le forme più diffuse sono la cilindrica e la conica con la colonna interna che va ad allargarsi a partire dal lato dell’ancia, ma non sono da escludere strutture irregolari, contorte o a serpentina.
La lunghezza varia dall’uno ai quattro metri e i più grandi sono, certamente, risultato di sperimentazioni occidentali. Il Didgeridoo tradizionale viene ricavato da un ramo di eucalipto scavato, in modo naturale, dall’azione delle termiti. Rimossa la corteccia ed eventuali residui interni, viene dipinto con fantasie e decori caratteristici della cultura e della mitologia aborigena. Solitamente si preferisce suonare questo strumento da seduti e attraverso la tecnica della respirazione circolare; c’è chi suona tenendo la bocca a diretto contatto con l’imboccatura e chi invece si pone ad una certa distanza. In entrambi i casi l’esecutore deve semplicemente “sbuffare” facendo risuonare l’aria all’interno del ramo cavo. Il suono base è detto “drone” e la durata, in generale, si gestisce aumentando o diminuendo la pressione dell’aria.
Il Didgeridoo ha accompagnato le cerimonie, le festività e la vita quotidiana degli aborigeni australiani, immergendo esecutore ed ascoltatore in una dimensione meditativa, dove sonorità esotiche ed arcaiche risuonano nella profondità dell’essere. Molteplici e versatili le sue possibilità: non escludendo la produzione di armonici, si possono pronunciare parole al suo interno abbandonandosi alla narrazione di storie e, colpendo lo strumento con bastoncini, si può anche eseguire un accompagnamento ritmico. Il suo suono ipnotico e rilassante fa si che le popolazioni aborigene lo associno al “Tempo del Sogno”, un percorso interiore parallelo, un viaggio che li conduce spiritualmente al tempo precedente la creazione; ed il sogno si afferma come strumento per comunicare con gli spiriti ed interpretare segni e presagi. Nella cultura occidentale dei nostri giorni, inoltre, parecchi gruppi musicali impiegano con assiduità il Didgeridoo in spettacoli di musica etnica.