ARIA DI FABER al Palacultura Antonello
di Marta Cutugno
Sabato 8 Novembre l’Associazione Musicale “V. Bellini” ha presentato – al Palacultura Antonello – Giancarlo Parisi in “Aria di Faber”, uno spettacolo in musica e parole dedicato al grande Fabrizio De Andrè. Il progetto di Parisi, che collaborò con De Andrè in più di cento concerti dal 1991 al 1998, nasce come omaggio al Faber musicista ed evidenzia come, nella produzione del cantautore genovese, la parola sia vestita di musicalità e il suono di poesia. Giancarlo Parisi, durante lo spettacolo, ha suonato diversi strumenti a fiato con estrema perizia e sensibilità; tra questi lo Zi flute, un flauto da lui modificato e brevettato che, come lo stesso afferma, “evoca – con le sue sonorità ricche di armonici e vibrazioni – mondi di differenti culture”. La versatilità strumentale di Parisi si è sposata con la bravura dell’orchestra da camera Sinfonietta Messina resa forma di pura poesia sonora dagli splendidi arrangiamenti di Melo Mafali. La forza dell’arrangiamento, sentimentale e accattivante all’occorrenza, ha fatto da motore propulsore all’intero spettacolo. Un appassionato Maurizio Salemi ha diretto l’orchestra da camera composta da Giancarlo Parisi (Zi flute), Melo Mafali (tastiere), Alessandro Blanco (chitarra), Giovanni Alibrandi (violino), Viola D’Arrigo Adamova (violino), Rosanna Pianotti (viola), Genziana D’Anna (violoncello), Nino Gambino (contrabbasso), Marcello Caputo (clarinetto), Antonino Cicero (fagotto), Giorgio Rizzo (percussioni). A curare la direzione di palcoscenico Martina Morabito. In programma tredici tra i capolavori del cantautore. Lo spettacolo ha previsto una prima parte interamente strumentale con sei pezzi rivisitati tra cui “La canzone di Marinella”, “Hotel Supramonte” e la “Smisurata preghiera”: a far, talvolta, da introduzione alcuni testi dello stesso De Andrè letti da Marco Pinto come voce fuori campo. Nella seconda parte anche brani cantati da Pinto, già leader del Faber Quartet, famosa cover band: la sua è risultata voce/strumento tra gli strumenti e, molto vicina a quella del cantautore, si è amalgamata e fusa all’ensemble come ad esso complementare. Coinvolgente e particolarmente apprezzata dal pubblico la sua sentita interpretazione di “Creuza de ma”. In chiusura, durante il bis de “Il pescatore”, il pubblico è stato piacevolmente coinvolto nel canto. Ciò che di più poeticamente alto ci è stato regalato da Fabrizio De Andrè in versi e note ha trovato spazio – con Aria di Faber – in sonorità ricercate dal sapore etnico, a tratti medio – orientale … un lunghissimo bacio tra il cielo e la terra.